ROMA – “Ho intenzione di proporre le risorse necessarie per completare il Museo Ginori entro la fine della legislatura, dando così certezza del finanziamento per coprire tutti i lavori previsti. Per fare questo sarà molto importante la collaborazione tra i vari livelli istituzionali e la Fondazione. Quella del Museo Ginori è una bella storia che, sono certo, sarà anche di grande successo”.

Così il Ministro della cultura Dario Franceschini nel corso della conferenza stampa di presentazione della nuova governance inclusiva che valorizza il ruolo delle associazioni e del territorio del museo Ginori di Sesto Fiorentino (Firenze). L’incontro è stato anche l’occasione per illustrare il nuovo logo che racconta storia, presente e futuro del museo; un sito internet che nasce da un importante investimento sulla digitalizzazione e l’innovazione; e un giardino, finalmente restituito alla comunità locale.

Costituita il 19 dicembre 2019 su iniziativa del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo (ora Ministero della cultura), insieme alla Regione Toscana e al Comune di Sesto Fiorentino, la Fondazione Museo Archivio Richard Ginori della Manifattura di Doccia ha lo scopo di conservare, catalogare, studiare, comunicare ed esporre uno straordinario patrimonio artistico, storico, sociale ed economico e di rendere la sua ricchissima collezione di manufatti ceramici un bene davvero comune, accessibile e inclusivo, che eserciti un ruolo attivo nel dibattito sul presente e sappia aprire nuove prospettive per il futuro. Il Consiglio di Amministrazione, presieduto da Tomaso Montanari, è composto da Stefano Casciu, Nicoletta Maraschio, Gianni Pozzi e Maurizio Toccafondi. Il direttore è Andrea Di Lorenzo. Lo affiancano nello staff le conservatrici Oliva Rucellai e Rita Balleri.

Con un’innovazione che non ha precedenti in Italia, accanto al Comitato Scientifico (di cui fanno parte Mauro Campus, Flavio Fergonzi, Cristiano Giometti, Cristina Maritano e Diana Toccafondi), la Fondazione si è dotata anche di un Comitato Sociale, composto da tutti i soggetti popolari che ne condividono la missione e desiderano contribuire al suo perseguimento esercitando una funzione consultiva e di supporto. Gratuita e libera, la partecipazione al Comitato Sociale prescinde dalla contribuzione ai fondi di dotazione o gestione ed è regolata da convenzioni, secondo le regole della Magna Charta del volontariato per i beni culturali. Con questa forma di solidarietà orizzontale la Fondazione intende valorizzare l’apporto intellettuale e propositivo del mondo dell’associazionismo, accrescere la capacità di dialogo con il territorio e offrire alla comunità nuove occasioni di crescita culturale e civile.

Nato insieme alla Manifattura di Doccia e all’interno degli edifici destinati alla produzione, il Museo Ginori è stato per quasi trecento anni un museo d’impresa, pensato dal fondatore, il marchese Carlo Ginori, come il contenitore privilegiato della bellezza che la sua fabbrica era in grado di creare.

Il Museo custodisce tre secoli di storia del gusto e del collezionismo, rappresentando un unicum a livello internazionale grazie alla ricchezza e alla continuità storica del suo patrimonio, che racconta la storia artistica, sociale ed economica della più antica manifattura di porcellana ancora attiva in Italia. La sua collezione è notificata come complesso di eccezionale interesse storico-artistico e archivistico dal 1962. Comprende circa 8000 oggetti in porcellana e maiolica databili dal 1737 al 1990, un’importante raccolta di modelli scultorei in cera, terracotta, gesso e piombo dal XVIII al XX secolo, lastre in metallo incise e pietre litografiche per la stampa dei decori, un archivio di documenti cartacei e disegni (300 dei quali appartenenti al fondo Gio Ponti), una biblioteca storica, una biblioteca specialistica e una fototeca. La raccolta include rari manufatti del primo periodo della manifattura, ma anche prodotti seriali di illustri nomi del design industriale italiano, oggetti di lusso e di uso quotidiano, che testimoniano l’evolversi degli stili artistici, del costume, della scienza, delle tecniche produttive e dell’imprenditoria dal Settecento ai giorni nostri. Tra i capolavori, una rarissima raccolta di sculture in cera, calchi di opere dei maggiori maestri fiorentini del Settecento; la Venere de’ Medici, l’Arrotino e l’Amore e Psiche in porcellana bianca (repliche in scala al vero dei celebri marmi degli Uffizi); le eclettiche maioliche per le Esposizioni Universali; e le ceramiche Art Déco di Gio Ponti, direttore artistico di Richard-Ginori dal 1923 al 1930.

Dal 1965 il Museo ha sede in un edificio progettato dall’architetto Pier Niccolò Berardi, di proprietà demaniale e affidato alla Direzione Regionale Musei della Toscana, che necessita di importanti lavori di risanamento dopo gli anni di abbandono seguiti al fallimento dell’azienda Richard-Ginori. In attesa di riaprire le sue porte al pubblico al termine dei lavori di ristrutturazione e riallestimento, a partire dalla terza settimana di maggio il Museo Ginori spalancherà i cancelli del suo giardino, un grande spazio verde, finalmente restituito alla comunità di Sesto Fiorentino.

Articolo precedenteRadicondoli contro il progetto “Lucignano, Guarguaglini: “La geotermia una risorsa, ma non vogliamo mercificare il territorio””
Articolo successivoPetizione contro il pedaggio in Val di Cecina: l’unica traccia della Tirrenica