TORINO – “Non voglio influenzare il lettore, che deve farsi una propria idea”. Ranieri Rossi ha riposto le interpretazioni nel cassetto.

“Solo nelle trenta pagine finali descrivo come potrebbe essere andata”, racconta il fratello di David, autore del libro David Rossi. I fatti tra gli ospiti del Salone del libro di Torino nello stand di Toscanalibri e Regione Toscana. “In fondo ci sono dei qr code che permettono di vedere filmati, ascoltare gli audio e avere in pochi secondi la documentazione relativa al caso – spiega Ranieri -. Io nel libro ho messo le foto delle autopsie e abbiamo descritto tutto quello che c’era”.

Dietro il volume c’è poi una ragione di fondo: “Il libro è nato quando ho sentito alcuni scrittore dire che la famiglia cercava una verità diversa. Mi è sembrato quasi offensivo. La verità è una”. Ranieri, nella presentazione al pubblico, ha quindi parlato anche delle due indagini: “Gli inquirenti da subito dicono che è stato un suicidio senza averne le prove, aprono un’inchiesta per istigazione al suicidio che però di fatto non c’è stata. Quello che hanno trovato l’hanno piegato alle loro idee. La seconda inchiesta è stata più elaborata, fatta sulle prove rimaste. Che erano in realtà poche, perché non si era indagato”.

E ancora: “La seconda è ancora più lacunosa. Sono stati chiamati due superesperti, Cattaneo e Zavattaro. Hanno analizzato le foto e i filmati della prima autopsia, però non hanno spiegato le origini delle lesioni. Le hanno solo descritte. Quelle nella parte anteriore sono state motivate con uno strisciarsi davanti al davanzale. Se uno si butta, si butta. Non ha segni di strette sui polsi”.

Chiuso il capitalo passato, per Ranieri ora non resta altro che stabilire “se si tratta di omicidio o suicidio. Il colpevole non credo lo troveremo mai”.

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