Angiolo Tommasi, La barcaiola sul lago di Massaciuccoli
Telemaco Signorini, Giardino a Settignano,
Telemaco Signorini, Giardino a Settignano

“Signorini, Fattori, Lega e i Macchiaioli del Caffè Michelangiolo. Ribelli si nasce”.  Da venerdì 21 novembre al 6 aprile 2015 sarà possibile ammirare al Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art, la mostra che raccoglie tutte le opere di quegli artisti toscani, i Macchiaioli, che vollero rivoluzionare il proprio destino e quello del proprio tempo tramite l’arte. La retrospettiva, a cura di Maurizio Vanni e Stefano Cecchetto, propone uno sguardo inedito sull’estetica dei pittori della ‘macchia’, da riscoprire alla luce della modernità di questi artisti, creativi contro ogni regola accademica e ogni convenzione, artefici di un rinnovamento pittorico che apre le istanze ai linguaggi del Novecento. «In un momento di crisi d’identità – scrive Maurizio Vanni – crediamo importante analizzare un movimento che ha cercato di cambiare il mondo, e le sorti del proprio paese, anche attraverso la cultura».

Giovanni Fattori, Pattuglia di artiglieria
Giovanni Fattori, Pattuglia di artiglieria

La rivoluzione che parte dall’Arte Scriverà Telemaco Signorini, una delle figure più rilevanti del gruppo, nel 1889 ne ‘Il Gazzettino delle Arti e del Disegno’: «Sapete, secondo noi, l’arte grande qual è? È quella che esige dall’artista non cultura storica né talento immaginativo, ma osservazione coscienziosa e esatta delle infinite forme e caratteri di questa natura che vive contemporaneamente a noi». Il cocente desiderio di cambiamento e crescita sociale, al passo con le evoluzioni culturali degli altri paesi europei, ha animato questo gruppo di pittori a partire dal 1856, quando a Firenze i giovani artisti che frequentavano il Caffè Michelangiolo di via Larga – punto di ritrovo vicino all’Accademia di Belle Arti – percepirono la necessità di confrontarsi con i già grandi colleghi francesi.

Le opere in mostra Sono una quarantina, tutti capolavori di Telemaco Signorini, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Giuseppe Abbati, Cristiano Banti, Giovanni Boldini, Odoardo Borrani, Vincenzo Cabianca, Vito D’Ancona, Raffaello Sernesi provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private. Lavori dipinti dal vero da pittori cercatori di luce, che sperimentavano tecniche e colori ritraendo scene di vita quotidiana. «Ribelli si nasce – sottolinea Stefano Cecchetto – per impeto, per passione, ma anche e soprattutto per un effetto della ragione.  Questi artisti, dopo aver intuito in maniera limpida la visione della realtà, hanno saputo restituirla attraverso sottilissime reazioni che dichiarano una lungimirante modernità». Tra le opere più suggestive in mostra anche il dipinto di Giuseppe Abbati “Interno di campanile” proveniente dai Musei Civici Fiorentini, che sarà visibile per la prima volta dopo il restauro.

Luigi Bechi, Bambino al sole,
Luigi Bechi, Bambino al sole,

«Una mostra non convenzionale» A sostenerlo Tiziano Panconi, storico dell’arte esperto dei pittori della ‘macchia’, intervenuto oggi all’inaugurazione. «Questa mostra vuole svelare il vero volto di coloro che oggi celebriamo come i grandi maestri dell’arte pittorica italiana del XIX secolo, che proprio in Toscana aveva il suo fulcro. Visti con lo sguardo dei loro contemporanei – continua Panconi – essi ci appaiono piuttosto come giovani ribelli pronti ad affermare il loro credo estetico con le opere e, a dispetto di una contemporaneità che non li apprezzava e forse un po’ li compativa. Instancabili nella propria volontà di affermazione estetica, hanno continuato a lavorare nel tentativo di rieducare una società viziata dai preconcetti accademici e da una produzione commerciale che vedeva nell’arte soltanto materiale di arredo per le case della nuova borghesia. La rappresentazione di un ‘tempo sospeso’ – conclude Panconi –  è il segno concettuale che diventa il tema conduttore di gran parte della pittura dell’Ottocento, anticipando quindi la grande svolta che la psicanalisi darà poi al linguaggio del Novecento nell’esplorazione di temi più consoni all’introspezione dell’individuo. Ma qui, è ancora il gusto poetico del paesaggio e della figura a determinare il filo rosso che unisce i poli di una pittura che vuole rappresentare – al di là dell’aneddoto – il percorso della vita quotidiana e il suo procedere lirico».

 

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