PRATO – “Noi bielorussi siamo contro la guerra, siamo dalla parte dell’Ucraina come tutti quelli che hanno il cervello: non è possibile fare di nuovo la guerra in questo secolo, io non ci credo ancora”.

Lo ha affermato Yuliya Tarasevich, attivista bielorussa esule in Italia, ospitata oggi al congresso della Cisl Firenze-Prato. Tarasevich, nativa di Minsk, è finita in carcere due volte sotto il regime di Lukashenko per aver creato i ‘braccialetti del cambiamento’ coi colori della vecchia bandiera bielorussa, bianco e rosso.

“Ho sperato fino all’ultimo momento che non succedesse niente – ha raccontato alla platea del congresso – ma le notizie che arrivano mi fanno temere il peggio. Sono preoccupata, la mia famiglia sta in Bielorussia, cosa faranno adesso? Devono scappare ma è tutto bloccato. Ci sono già 40 morti dalle parti dell’Ucraina, i russi hanno occupato il confine. Per non parlare della situazione economica, è un disastro. Per me Bielorussia è il paese di Lukashenko, ma non è più il mio. Abbiamo chiesto da anni l’aiuto dell’Ue, dell’Usa, perché abbiamo avvertito che Putin è pericoloso, poi siamo arrivati a questo punto in cui non possiamo fare più niente. L’unica cosa che io possa fare è raccontare quello che so, e sperare che la voce si diffonda”.

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