Dopo un lungo periodo di torpore, si è improvvisamente acceso il dibattito sulle università online. Sono in molti a preconizzare la fine delle università tradizionali sostituite da quelle virtuali, sulla scia del relativo successo di siti come “Khan Academy” o “Coursera” negli Stati Uniti.
 
L’esempio tedesco che guarda all’Italia Una start-up berlinese, Iversity, vuole importare queste piattaforme in Europa, e lo fa con un concorso denominato Mooc Production Fellowship 2013, al quale partecipa anche un progetto dell'Università di Siena (leggi), che prevede un congruo finanziamento per i progetti vincitori, per un totale di 250 mila euro.
 
Rischio per gli atenei storici o opportunità? Le università online soppianteranno dunque atenei con secoli di storia, come quello di Siena che è tra i più antichi al mondo? Non si può prevedere e non sembra una cosa imminente, né necessaria. Ma è chiaro che le università online potrebbero riempire uno spazio contiguo a quello delle università “normali”, sfruttando la potenza di internet non solo per l'insegnamento a distanza (come per le già note università telematiche, che rappresentano un discorso a parte e non hanno oggettivamente sfondato), ma anche tutte le potenzialità “social” e di condivisione che internet offre. Basti pensare  non solo alla flessibilità in termini di orari e di spostamenti, ma anche all'interazione col docente, che è in grado di monitorare tutte le domande che gli studenti gli fanno online, selezionare le più brillanti e fruttuose, e rispondere dopo una riflessione accurata e non su due piedi.
 
Una convivenza possibile Inoltre, in una società globale in cui l'accesso all'istruzione è sempre più diffuso e la domanda di specializzazione crescente, i due mondi possono convivere tranquillamente. E' possibile infatti, in un futuro non troppo remoto, ipotizzare che la formazione “di base” rimanga a carico degli atenei, mentre la formazione avanzata e professionale potrà usufruire di queste risorse nettamente meno costose. I corsi iper-specializzati, infatti, sono fondamentali (si pensi ai corsi monografici: lo studente è costretto a seguire quello offerto in quel momento nel suo ateneo), ma stanno sparendo dalle università tradizionali per carenza di risorse. Essi potrebbero riapparire online, dove possono essere rivolti contemporaneamente al mondo intero e aggregare quindi una domanda sufficiente a renderli economicamente convenienti. I benefici ci sarebbero per tutti: per gli studenti, per docenti e ricercatori, e per la società. Un fenomeno, quindi, da tenere attentamente sotto controllo e da non sottovalutare.

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