MILANO – Alberto Nagel lascia Mediobanca dopo 34 anni e scrive ai dipendenti: «Abbiamo costruito insieme un percorso straordinario».
Nel giorno dell’approvazione dei conti annuali e della presa d’atto del passaggio di controllo di Mediobanca a Mps, l’ad ha annunciato le proprie dimissioni con una lettera rivolta ai dipendenti. «Sono passati oltre 34 anni da quando sono entrato in Banca ed oltre 22 da quando me ne è stata data la responsabilità. Un periodo molto lungo, nel quale abbiamo fatto insieme un percorso straordinario di crescita e rinnovamento ascrivibile interamente alla vostra capacità e senso di appartenenza», ha scritto Nagel, che guida Mediobanca da 19 anni.
Nella missiva, Nagel ha ricordato i principali traguardi raggiunti: «Nell’ultimo ventennio, la Banca ha sempre investito in talento umano, triplicando il personale sino a raggiungere gli attuali 6.200 colleghi; ha distribuito agli azionisti circa 8,5 miliardi, senza mai fare aumenti di capitale e ha conseguito un Total Shareholder Return del 500%».
Guardando al futuro, con la nuova maggioranza Mps che ora detiene il 62,5% del capitale grazie all’Opas, Nagel ha sottolineato le sfide che attendono l’istituto milanese: «Vi attendono ora nuove sfide che, ne sono certo, sarete pronti a superare stando uniti e preservando quella cultura e diversità che vi rendono unici. Così come sono certo che la nuova proprietà della Banca non potrà prescindere dal valorizzare il vostro non comune patrimonio di professionalità».
Nagel ha inoltre aperto la fase di transizione verso la nuova governance, con Monte dei Paschi chiamato a presentare una propria lista di maggioranza entro il 3 ottobre in vista dell’assemblea del 28 ottobre, che nominerà il nuovo board e i vertici della banca.
Nel messaggio ai colleghi si è soffermato anche sulle trasformazioni della compagine azionaria negli ultimi anni: «A metà del 2019, con la progressiva riduzione del Patto di sindacato, peraltro trasformato in un Accordo di consultazione, il capitale sul mercato è pressoché totalitario e Mediobanca una vera public company. Dal 2020 ad oggi si è assistito ad un ritorno dell’azionariato “stabile” a discapito del mercato». Fra gli azionisti stabili più rilevanti cita Delfin e Caltagirone, che insieme controllano circa un terzo del capitale di Mps e quindi di Mediobanca.
A chiusura della lettera, Nagel ha citato Orazio: «Graecia capta ferum victorem cepit» – «la Grecia conquistata (dai Romani), conquistò il feroce vincitore» – a sottolineare come, grazie al lavoro svolto, Mediobanca sia oggi diversa da molte altre: «Una banca specializzata in business complessi, con una presenza di mercato solida e prospettive di crescita. Ma soprattutto, che ha conservato la sua cultura identitaria, associata al suo brand, con un valore fortissimo e che, a mio avviso, è il quid pluris del nostro gruppo. Una cultura fatta di competenza, passione, trasparenza e understatement che abbiamo ereditato da banchieri straordinari come Enrico Cuccia e Vincenzo Maranghi. Una cultura che… ti rimane cucita addosso».