di Marco Buselli

VOLTERRA – Una balena fossile di oltre dieci milioni di anni fa, riemerge dai territori incontaminati della campagna toscana.

E’ successo a Ponsano, nelle vicinanze di Volterra, dove i ricercatori dell’Università di Pisa ed i paleontofili del GAMPS di Scandicci, hanno rinvenuto una piccola mandibola, appartenente ad un antico cetaceo. Il successivo studio paleontologico di tale reperto, svolto in collaborazione con il Museum of New Zealand Te Papa Tongarewa (Nuova Zelanda), ha permesso di attribuire l’importante fossile alla famiglia Cetotheriidae, a cui appartengono diverse specie di balene di piccole dimensioni (sino a meno di quattro metri di lunghezza), che furono particolarmente abbondanti e diffuse tra 15 e 3 milioni di anni fa. A questa famiglia di balene, ritenuta per molti decenni estinta, è stata recentemente attribuita (non senza un vivace dibattito scientifico) la balena franca pigmea, Caperea marginata, un piccolo cetaceo enigmatico che oggi abita le medie latitudini dell’emisfero meridionale.

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«I cetoteridi sono elementi importanti delle associazioni fossili a vertebrati marini del Miocene superiore (circa 12-5 milioni di anni fa) e dunque rappresentano una tappa fondamentale nell’evoluzione dei cetacei e più in generale nella strutturazione dei moderni ecosistemi marini», spiega Alberto Collareta, paleontologo dell’Università di Pisa e primo autore dello studio. L’attribuzione del reperto di Ponsano alla famiglia Cetotheriidae, sempre secondo gli esperti, è stato possibile grazie all’osservazione di alcune caratteristiche anatomiche che rendono le mandibole dei cetoteridi inconfondibili nel vasto panorama dei cetacei attuali e fossili. «Nell’emisfero settentrionale, i resti di cetoteridi sono abbondanti lungo le coste dell’Atlantico e del Pacifico, ma sorprendentemente non nel Mediterraneo», affermano Simone Casati ed Andrea Di Cencio del GAMPS di Scandicci, autori della scoperta e coautori dello studio. Il reperto di Ponsano rappresenta infatti il primo fossile di cetoteride a venir compiutamente descritto dall’intera regione Mediterranea. L’apparente rarità di questa famiglia nel Mediterraneo, potrebbe riflettere la locale competizione con la famiglia Eschrichtiidae, i cui più antichi resti fossili provengono da località italiane. Agli escrittidi appartiene l’attuale balena grigia (Eschrichtius robustus), oggi ristretta al Pacifico settentrionale, ma che un tempo popolava l’Atlantico settentrionale, in cui si è estinta nel corso degli ultimi secoli a causa di ritmi di caccia insostenibili ad opera dei balenieri europei e nordamericani.

«Nel corso del Miocene, escrittidi e cetoteridi condividevano probabilmente gli stessi habitat e le stesse risorse alimentari: è dunque ragionevole ipotizzare che la presenza degli uni nel bacino Mediterraneo abbia in qualche modo localmente inibito il ‘successo’ degli altri», conclude Marco Merella, paleontologo dell’Università di Pisa e coautore del lavoro. Si tratta dunque a quanto pare, di un’importante scoperta, ulteriormente impreziosita dalla presenza di tracce del morso di squalo sulla superficie esterna mandibola – una testimonianza del fatto che la carcassa di questa piccola balena fu spolpata da un grande carnivoro marino prima di venir definitivamente seppellita da una coltre di sedimento.

Lo studio del Cetotheriidae del Miocene di Ponsano è stato coordinato da Giovanni Bianucci, paleontologo dell’Università di Pisa, ed è stato appena pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Neues Jahrbuch für Geologie und Paläontologie. Questo importante fossile è in esposizione presso il GAMPS di Scandicci, insieme ad una grande raccolta di fossili di vertebrati marini, che popolavano il Mediterraneo nel passato.

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