DSCN0441Bottiglie di vino vendute e fatte passare come Brunello e Rosso di Montalcino. È la frode scoperta dalla Guardia di Finanza di Siena, grazie a una segnalazione del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, che ha portato al sequestro di oltre 160mila litri di vino e 2.350 contrassegni di Stato. Coinvolto nella frode, definita «clamorosa» dalla GdF, un enologo di svariate aziende agricole di Montalcino, che è stato denunciato.

1La truffa «Falso Brunello non dannoso per la salute e non di scarsa qualità. Si tratta di una frode in commercio e manipolazione della filiera del vino – hanno spiegato in conferenza stampa le Fiamme Gialle di Siena -. Il valore di mercato del vino sequestrato 4,5/5 milioni di euro se fosse arrivato sugli scaffali. Usati contrassegni falsi, frode messa in piedi da un solo soggetto che ha messo in campo anche una truffa informatica. Colossale la truffa sul Brunello, produttori in buona fede e all’oscuro di tutto».

operazione brunelloI reati contestati «Al truffatore vengono contestati il reato di frode in commercio, di appropriazione indebita aggravata e altri di falso – spiegano i finanzieri -. Oltre a reati fiscali. Le aziende si fidavano del truffatore che disponeva di contrassegni di stato. La prima segnalazione è arrivata da parte del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino. Da lì sono partite le indagini»

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DSCN0445Punizioni severe per chi ha sbagliato Nel complesso delle operazioni sono state sequestrate le annate dal 2008 al 2013. «Si tratta di una pubblicità di cui avremmo fatto volentieri a meno – ha detto in conferenza stampa il presidente del Consorzio del Brunello Fabrizio Bindocci -. Stiamo predisponendo un codice etico. A fine indagine il Consorzio colpirà duramente chi ha sbagliato».

Una decina le aziende truffate Sarebbero «una decina e tutte di piccole dimensioni» le aziende produttrici di Brunello a Montalcino truffate da «un enologo abbastanza noto nel mondo del vino – come riferito dalla Gdf in conferenza stampa – che grazie alle sue capacità affabulatorie avrebbe conquistato la fiducia dei produttori al punto di diventare anche consulente tecnico delle aziende» per altri settori delle ditte. Le indagini, sempre secondo quanto riferito dal Comandante provinciale delle Fiamme gialle Luca Albertario, sarebbero partite un anno fa permettendo di sequestrare il vino prima che fosse venduto al dettaglio «generando un guadagno illecito di circa 5 milioni di euro». Le annate del vino sequestrate vanno dal 2008 al 2013. E’ anche emerso che sono in corso accertamenti per presunti fiscali riconducibili «a due piccole aziende fittizie» che sarebbero riconducibili al consulente indagato.

Bindocci (pres. Consorzio Brunello): «Danno di immagine, ma i mezzi di tutela funzionano» «E’ un fatto molto grave che potrebbe arrecare un danno sensibile al Brunello di Montalcino, ai produttori ed al suo territorio, un sistema che però fortunatamente, come in questo caso, ha la forza e gli strumenti per individuare, isolare e combattere con successo chi abusa della notorietà del Brunello». A dichiararlo il presidente del Consorzio del Brunello Fabrizio Bindocci. «I reati contestati non lasciano dubbi – prosegue -: si tratta di una truffa verso il consumatore e soprattutto verso i produttori di Brunello, che subiscono questa vicenda e che reagiranno con durezza. Se e quando l’inchiesta confermerà le varie responsabilità il Consorzio si costituirà immediatamente parte civile e ricorrerà a tutti gli strumenti necessari per colpire simili comportamenti, in modo particolare coloro che sul territorio eventualmente avessero condotto gravi irregolarità o adottato iniziative lesive dell’immagine del Brunello». Bindocci ricorda che il Consorzio ha collaborato da subito alle indagini, partite «proprio dal sistema stesso dei produttori». Inoltre a difesa di un brand che come «le grandi griffe della moda è maggiormente a rischio di truffa», e per evitare il ripetersi di comportamenti illeciti e lesivi del territorio, a luglio «abbiamo preso due provvedimenti molto importanti». Si tratta dell’inserimento di un nuovo articolo nel disciplinare che introduce il controllo preventivo sulle vendite di uva e vino sfuso: i produttori le dovranno comunicare con un preavviso di 48 ore «facilitando così ulteriormente il lavoro degli organi» di controllo. Inoltre è stata varata la commissione che entro ottobre redigerà il Codice etico cui tutti i produttori e coloro che ruotano intono al mondo del vino dovranno attenersi.

Il ministro Martina: «Chi vuole operare fuori dalle regole va messo fuori gioco» «Abbiamo i mezzi giusti per difendere i nostri prodotti d’eccellenza e l’operazione di oggi della Guardia di Finanza in collaborazione con il nostro Ispettorato repressione frodi ne è la conferma. L’azione di contrasto messa in campo testimonia che i livelli di presidio della qualità ci sono e funzionano». Lo ha dichiarato il ministro delle Politiche agricole e forestali, Maurizio Martina. «Proprio la sinergia operativa tra gli organismi di controllo e gli enti preposti alla certificazione – ha spiegato il ministro -, ha consentito di impedire che la frode colpisse ancora i consumatori e di porre fine a un’odiosa concorrenza sleale nei confronti dei produttori onesti. Chi vuole operare fuori dalle regole va messo fuori gioco e per questo ritengo importante l’esempio dato dal Consorzio del Brunello nel denunciare movimenti sospetti».

La Regione Toscana si costituirà parte civile La Regione Toscana «si costituirà parte civile, a difesa dei produttori del Brunello e per il danno subito con la violazione della banca dati dell’agenzia regionale Artea», nel procedimento legato all’inchiesta sul falso vino di Montalcino. Lo ha annunciato il governatore toscano Enrico Rossi che ha ringraziato «la Guardia di Finanza e le forze dell’ordine per aver scovato questa gravissima truffa ai danni di uno dei brand che più caratterizza la Toscana e l’Italia nel mondo. Vogliamo dare un segnale inequivocabile – ha aggiunto Rossi – che stiamo dalla parte degli imprenditori per bene, dalla parte della legalità e della trasparenza. Va infatti sottolineato anche l’impegno del Consorzio del Brunello che ha segnalato alle forze dell’ordine la falsa certificazione. Il segnale e’ chiaro: chi produce eccellenza nel vino come in altri settori è danneggiato da questi criminali. Violano la legge – conclude Rossi – danneggiando la qualità e distruggendo posti di lavoro».

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