«Tutta colpa del caldo». E’ la giustificazione che Roberto Vasai, presidente della Provincia di Arezzo, dà alle dichiarazioni Enrico Rossi in merito alla riforma delle Province (leggi). «Finalmente ha detto la verità, area vasta Arezzo-Siena-Grosseto con capoluogo Siena. Bene adesso giochiamo a carte scoperte, senza più finzioni e agiremo di conseguenza soprattutto basandoci sulla normativa esistente. Vogliono fare l'area vasta? – ha proseguito Vasai – In base all'attuale censimento e non a quello di undici anni fa, Arezzo ha tutti i requisiti per essere il capoluogo di tale area vasta». Vasai non ha dubbi poi su un punto ben preciso: «Sento parlare di strani accorpamenti, ascolto intenzioni di annessioni a Firenze o a Perugia da parte di alcuni comuni del Valdarno o dalla Valtiberina, sinceramente non mi fanno ne' caldo ne' freddo dal momento che esiste un decreto preciso con limiti chiari. Se poi lo si vuole modificare per Prato o Pistoia lo si può fare anche per Arezzo. Una cosa e' certa, questa provincia ha una sua integrità e cercheremo di difenderla fino all'ultimo».

La reazione di Magnolfi (Pdl) «Sindaci e presidenti di Provincia contro Rossi, petizioni popolari contro la Regione, scontri campanilistici feroci. Uno scenario alquanto desolante che evidenzia come la discussione sul riordino delle province sia partita male e prosegua nel peggiore dei modi. E non aiutano certo ad elevare il tono le dichiarazioni quotidiane del Presidente della Giunta regionale e dell'assessore Riccardo Nencini, spesso non coincidenti tra loro e sempre in contrasto con il quadro normativo vigente». Così il presidente del gruppo Pdl in consiglio regionale Alberto Magnolfi sui progetti di riordino del decreto sulla spending review .«La (mezza) riforma voluta dal governo mira a ridurre (più o meno della metà) il numero delle attuali province. Non si parla di inventare nuovi enti che non sono previsti nè dalla Costituzione, nè dalla legge. Le aree vaste di cui parla Rossi – spiega il capogruppo del Pdl – possono essere un riferimento territoriale indispensabile per calibrare la programmazione delle politiche regionali, ma ciò non le trasforma automaticamente in enti, cioè in soggetti istituzionali preposti alla diretta rappresentanza di un dato territorio nell'ambito delle proprie competenze. Confondere questi due piani crea un groviglio di contraddizioni inestricabile. E’ ormai evidente che i parametri posti dal Governo in termini di popolazione minima e di estensione territoriale debbano essere rivisti, pena l'inapplicabilità tecnico-giuridica di una riforma certamente necessaria, ma concepita troppo frettolosamente e, sin dall'inizio, abortita a metà». Per Magnolfi «non servono le fughe in avanti della Giunta regionale, nè le chiusure campanilistiche che regalano qualche spicciolo di popolarità a buon mercato a questo o a quell'esponente. In questi casi solo la correttezza del metodo, la cautela e la capacità di sintesi possono portare a qualche buon risultato».

L'intervento del Pd livornese Dissenso del Pd livornese, sia «nel merito che nella forma», per le posizioni espresse dal presidente della Regione Toscana Enrico Rossi sulla individuazione dei futuri capoluoghi di provincia Firenze, Pisa e Siena. Ad esprimerlo, in un documento, e' la direzione territoriale del Pd di Livorno, giudicando le posizioni di Rossi come «'per altro lesive di procedure gia' individuate a livello normativo, svilendo – si legge nel documento – il lavoro del Cal e del Consiglio regionale oltre che ad alimentare tensioni ed ulteriori difficolta' in una fase gia' delicata». Il Pd livornese, comunque, «valuta con attenzione ma con necessario approfondimento le proposte della Regione Toscana tese alla definizione di tre Province d'area vasta alle quali dovranno essere attribuite funzioni, in continuità con l'attuale modello organizzativo fondato sul decentramento e la partecipazione, ponendo particolare attenzione alla professionalita' ed alle competenze maturate dai dipendenti delle Province esistenti». In particolare, secondo il Pd livornese, il superamento degli attuali «non puo' prescindere da una forte relazione con l'area pisana fino ad arrivare alle province di Massa e di Lucca. E comunque il tema delle città capoluogo è estremamente delicato e non può prestarsi ad una guerra tra campanili che sembra voler travalicare limiti normativi oggi esistenti».

Andrea Pieroni (presidente Upi Toscana) Il presidente di Upi Toscana ha richiesto questa mattina al presidente Marco Filippeschi di convocare rapidamente la prima riunione del Consiglio delle autonomie locali per affrontare il tema del riordino delle province. «Il dibattito su ruolo, funzioni e competenze delle nuove province – ha detto Pieroni – e' bene che si avvii il prima possibile nelle sedi istituzionali previste dalla legge. Non potranno venire dalle feste di partito e dalle interviste rilasciate a giornali e tv quelle risposte che i territori attendono. Prima del contenitore dovremo definire il contenuto!.Quello che vogliamo da Rossi – ha aggiunto Pieroni – e' sapere se la Regione Toscana voglia davvero valorizzare e dare spessore alle nuove province, continuando a delegare ad esse funzioni importanti e trasferendo ad esse funzioni svolte da enti che non hanno rango costituzionale. E' necessario semplificare e razionalizzare l'assetto istituzionale complessivo alla luce del fatto che funzioni di ''area vasta'' non possono utilmente essere frazionate sulla dimensione comunale o su quella delle unioni dei comuni».

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