squaloMorto dopo aver ingerito un attrezzo da pesca con un gran quantitativo di nylon. E’ il risultato dell’autopsia sulla carcassa dello squalo Capopiatto ritrovato ieri a Campese, eseguita questa mattina al porto di Isola del Giglio da Giandomenico Ardizzone, docente di biologia marina all’Università La Sapienza di Roma.

Sulla carcassa anche segni di rete e un colpi di elica Raggiunto telefonicamente da www.agenziaimpress.it, il professore ha spiegato che sul corpo dell’animale erano ben visibili «anche segni di rete come se l’animale fosse rimasto impigliato per un po’ di tempo e colpi di elica sulla testa probabilmente ricevuti dopo il decesso». Ma la morte sarebbe stata causata da quell’attrezzo ingerito forse per azzannare una preda. Impossibile stabilire dove l’imponente squalo possa aver ingerito l’attrezzo da pesca che ne ha causato la morte visto che «la spiaggia del Campese ha di fronte a sé il mare aperto, quindi potrebbe provenire da qualsiasi zona – spiega ancora Ardizzone – considerato che si tratta di un animale che frequenta i nostri mari, dal Mediterraneo all’Adriatico. Non è pericoloso per l’uomo e non si tratta di un ritrovamento eccezionale. Già qualche anno fa, sempre sulle spiagge del Giglio, ce ne fu uno di un esemplare della stessa specie».

Decesso avvenuto di recente L’esemplare appartiene a una femmina di quasi 30 anni e il decesso sarebbe recente visto che «quando lo abbiamo aperto era ancora fresco, senza segni di decomposizione».  «Di questa specie – aggiunge il docente – conosciamo pochissimo per questo stamattina abbiamo preso tutte le misure, guardato attentamente e prelevato campioni di vertebre, fegato, ovaie che ora saranno inviate all’Università La Sapienza per essere analizzate e conservate». Per lo smaltimento della carcassa è già stata avviata la procedura, attraverso il Comune, per contattare la ditta specializzata.

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