Una legge toscana contro la pratica delle dimissioni in bianco. E’ stata annunciata nel pomeriggio di oggi 8 marzo nella sala “Pegaso” di Palazzo Strozzi Sacrati, sede della presidenza di Regione Toscana, durante un incontro che Enrico Rossi ha tenuto con le consigliere regionali Daniela Lastri, Monica Sgherri, Rosanna Pugnalini eMarina Staccioli in rappresentanza di tutte le colleghe.

La mozione in Consiglio L’incontro è servito per mettere nero su bianco un impegno istituzionale conseguente a una mozione bipartisan, approvata in Consiglio Regionale, sul fenomeno delle dimissioni in bianco (la pratica illegale che obbliga i neoassunti a firmare una lettera di dimissioni, priva di data, nello stesso momento in cui si firma il contratto di lavoro: un sistema per poter licenziare il dipendente in qualunque momento e per qualsiasi motivo e senza corrispondere alcuna indennità. Una pratica che, in Italia, interessa circa due milioni di lavoratori, in prevalenza – al 60% donne – donne). Nella mozione del Consiglio Regionale, oltre a chiedere un intervento legislativo nazionale per contrastare il fenomeno, si impegna anche il Governo regionale: non solo a intraprendere azioni in sede di Conferenze Stato-Regioni ma anche a verificare gli spazi per un intervento normativo regionale.

Toscana contro le dimissioni in bianco La questione (tornata d’attualità nel 2008 dopo l’abrogazione della norma contenuta in una legge nazionale, la 188/2007, che contrastava il fenomeno e che ebbe come prima firmataria la deputata toscana Marisa Nicchi)  è stata attentamente verificata dagli uffici regionali: i contenuti dei contratti di lavoro attengono a una materia riservata esclusivamente al legislatore nazionale, ma le Regioni hanno comunque competenze in materia di attività produttive oltre che di attività contrattuali regionali per cui è ritenuto possibile uno specifico intervento regionale. Questo riguarderà non tanto il contenuto del contratto di lavoro, ma le agevolazioni regionali alle imprese: la Regione si impegnerà dunque, con una nuova sua norma, a revocare i benefici economici concessi a una impresa qualora questa facesse ricorso alla pratica delle dimissioni in bianco. In parallelo la Regione Toscana verificherà che nei propri appalti per beni e servizi non si ravvisino situazioni di dimissioni in bianco inserendo clausole che, verificata la richiesta di dimissioni in bianco, prevedano la rescissione del contratto. Regione Toscana interverrà anche per indirizzare verso simili comportamenti le attività dei suoi enti funzionali nonché i contratti degli enti locali.

I numeri delle donne costrette a licenziarsi Secondo il Rapporto Istat 2011, sono circa 800 mila le donne che nel corso della loro vita sono state licenziate o messe in condizione di non lavorare, con lo strumento delle dimissioni in bianco, perché incinte. Un fenomeno che riguarda soprattutto le lavoratrici più giovani (il 13,1% delle nate post il 1973), le residenti al Sud (il 10,5%), le donne con bassi titoli di studio (10,4%), le operaie (11,8%), le impiegate nell’industria (11,4%). Da notare che fra le lavoratrici costrette a lasciare il lavoro in occasione o a seguito della gravidanza, solo il 40% ha poi ripreso a lavorare. Lo scorso 23 febbraio è stata lanciata una raccolta di firme(“188 firme per la legge 188″) per ripristinare la legge 188/2007: quella contro il fenomeno delle dimissioni in bianco.
 

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