Cento anni in otto diari. Sono i finalisti del Premio “Pieve Saverio Tutino 2015”. “Vale l’amore il sacrificio della propria libertà? E vale d’altronde la libertà il sacrificio del proprio amore? ”, E ancora, “Tutti abbiamo un ruolo nella vita degli altri”. Sono queste e molte altre le riflessioni custodite nei diari finalisti del premio che si svolgerà a Pieve Santo Stefano (Arezzo) dal 18 al 21 settembre prossimi.

caro-diarioCome riuscire a dare voce a questi pensieri, a memorie – private e universali – senza perderne la natura intimistica? Lo spiega Matteo Caccia, scrittore, attore e conduttore radiofonico, che ha racchiuso otto storie in un unico racconto, per dare voce allo spirito del Premio nell’anteprima che si è tenuta ad Arezzo nei giorni scorsi. «La fortuna del Premio e del lavoro straordinario che fa l’Archivio dei Diari sta nel ricevere un materiale che è già puro, scevro di qualsiasi arzigogolatura. Un diario è proprio la vita di una persona allo stato puro; perché ci sono dei pezzi di vita che una persona ha scritto sulle pagine per non confidarli a nessuno, se non a se stesso. In esse non ci sono quelle velleità di chi scrive per farsi leggere. C’è un’onestà di fondo in questi diari che ci portano a capire chi erano queste persone e in che momento storico dell’Italia vivevano. Tanti autori in gara sono ancora tra noi! Salteremo dalla storia di un uomo che ha vissuto il ’68 con i suoi moti rivoluzionari, ad un diario della Grande Guerra, al racconto della seconda Guerra Mondiale a Milano di una donna antifascista; poi passeremo ad una storia di dolore e speranza, il racconto di una ragazzina di oggi, all’istantanea di un chirurgo italiano trasferitosi un mese in Burundi come medico volontario. Chiuderemo con l’impresa di Giuseppina, la storia della vita difficile di una contadina abruzzese trasferitasi in un arco sotto l’acquedotto felice a Roma, per concludere con due diari della Prima Guerra Mondiale: il racconto dell’aretino Giuseppe Salvemini e quello di Giovanni Viglione a Trieste. Come si raccontano tutte queste vite quindi? Aderendo il più possibile ai loro scritti: con curiosità sì, ma con profondo rispetto».

La più giovane in gara È Caterina Minni, classe 1999, di Città di Castello e partecipa al concorso con il suo “Inchiostro”, diario della sua adolescenza, un racconto della quotidianità con il quale esorcizza il suo mostro più grande, l’anoressia. «Io ho scritto tutto questo per liberarmi da quello che avevo dentro – spiega Caterina -. Ero in un periodo di transizione, ne stavo uscendo e avevo bisogno di vederlo scritto nero su bianco. Piano piano, scrivendo, ho pensato che il mio racconto potesse essere utile a qualcun altro e ho deciso di mandarlo al Premio Pieve, ed a quanto pare è andata bene!», sorride Caterina. «Essere alla presentazione del Premio, in mezzo a tutta questa gente, mi fa sentire un pesce fuor d’acqua. Sono emozionata, ho paura non so di che cosa. Le cose nuove spaventano sempre, anche se ho imparato ad amare la novità. Sono stata per tanto tempo nella non-vita e ricominciare dopo la malattia è stato come un vento caldo. Un nuovo inizio. Non potevo davvero ripartire senza aver tirato fuori tutto quello che di oscuro avevo dentro, così, per disintossicarmi, ho iniziato a scrivere».

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Saverio Tutino

Premio e Archivio, dinamica virtuosa Il Premio e l’Archivio sono due facce della stessa medaglia. «Il Premio Pieve è alle porte ed è arrivato il momento di festeggiare – spiega la direttrice dell’Archivio Natalia Cangi -. L’Archivio grazie al Premio si alimenta e cresce; si arricchisce di tanti nuovi tasselli, frammenti della nostra storia, testimonianze dei cambiamenti, dei modi di pensare. Questa è la sua vera forza con la quale alimenta l’archivio. E Tutino, quando ha fondato l’Archivio e parallelamente pensato al Premio, doveva aver già chiara la visione di questa dinamica virtuosa».

Diari che fanno la Storia «L’Archivio nasce nel 1984 da questa idea stravagante e un po’ pazza di Saverio Tutino: raccogliere le autobiografie, i diari e le memorie della gente comune – spiega il direttore scientifico Camillo Brezzi -. Questo obbiettivo ha avuto risultati al di sopra delle aspettative. Anno dopo anno i diari sono aumentati. Inizialmente l’opera era schedare il materiale in tandem con la soprintendenza degli Archivi. Questa era la prima fase. L’archivio si è evoluto fino a compiere 30 anni! Ancora mi sorprendo: ma come è stato possibile? Diciamolo pure: il nostro Paese non è poi così attento ad istituzioni culturali come la nostra, ed anche a istituzioni più importanti di noi. Arrivando ai 30 anni ci siamo posti alcuni problemi: prima di tutto quello di non perdere il nostro patrimonio. È nato il progetto di digitalizzare tutti i diari. Insieme alla Fondazione Telecom Italia abbiamo avviato questo progetto che sta arrivando al termine. Quando abbiamo iniziato erano circa 6mila diari, ora sono già più di 7mila, è una corsa contro il tempo. Per non parlare di tutti quelli che ci arrivano grazie al Premio. Proprio dalla digitalizzazione si è dato il via ad un circolo virtuoso e sono nati nuovi programmi: due anni fa è nato il “Progetto Grande Guerra” in concomitanza con il Centenario 1914-18, al quale quest’anno abbiamo affiancato “ComMemoriAmo 70-100.” Da lì è nata la collaborazione con L’Espresso e il database che abbiamo realizzato: “La Grande Guerra”. Un archivio digitale attraverso cui collegare geograficamente ogni luogo ad ogni racconto. Per ricostruire la storia del nostro Paese attraverso le storie della gente comune. Questo era proprio quello che voleva Saverio Tutino».

Progetti per il futuro «Grazie anche al cambio di rotta compiuto negli ultimi anni dalla storiografia si stanno intensificando le nostre collaborazioni con studiosi e università: italiane e in particolare del mondo anglosassone. Progetti ce ne sono tanti, ora però dobbiamo misurare le nostre forze. Continueremo certo l’attività editoriale, porteremo avanti la rivista Prima Persona, cercando di far crescere il Premio per realizzare una trentaduesima edizione ancora più ricca di quella in corso.

Il programma del Premio Due anniversari e un grande amore per la memoria. Sono questi i perni attorno ai quali ruota il Premio che dal 18 al 20 settembre animerà Pieve Santo Stefano. Gli anniversari sono quelli che riguardano le due guerre mondiali: i 100 anni dall’inizio del primo conflitto e i 70 anni della Liberazione dal nazifascismo. E la memoria è il trait d’union tra queste due ricorrenze, celebrate dalla manifestazione che quest’anno ha per tema “ComMemoriAmo 70-100”. Sono venti gli appuntamenti della tre giorni dedicata alla memoria, preceduti da due anteprime: dopo Arezzo la prossima sarà a Roma il 17 settembre dove al teatro Argentina andrà il scena lo spettacolo di Mario Perrotta “Milite Ignoto” ispirato alle testimonianze dei soldati della Grande Guerra custodite a Pieve Santo Stefano. Domenica 20 settembre, sul palco di Pieve Santo Stefano saliranno gli otto finalisti, insieme allo scrittore e giornalista Carlo Lucarelli che riceverà il Premio Città del Diario.

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Carlo Lucarelli

Il 18 settembre sarà anche consegnato il “Premio Tutino Giornalista” a Niccolò Giraldi, che ha raccontato il suo cammino sulle strade della Grande Guerra, ripercorrendo il percorso del nonno soldato. Un tramite tra le generazioni del passato e quelle del presente, per dialogare con la storia e andare incontro al futuro con una nuova consapevolezza. Non potevano mancare gli eventi dedicati alla Grande Guerra: venerdì 18 la proiezione del film di Ermanno Olmi “Torneranno i prati”, sabato 19 l’incontro “Cronache dal fronte La prima guerra mondiale in Italia Le voci 1915-1918” nel quale si parlerà dell’omonimo progetto editoriale di Archivio dei diari e L’Espresso. E quelli che celebrano l’anniversario della Liberazione: sabato 19 prima la presentazione del libro “Quando la mia mente iniziò a ricordare” di Margherita Ianelli (prefazione di Patrizia Gabrielli, Storie italiane, Il Mulino, 2015), poi, alle 21,30, andrà in scena al teatro Comunale “Scalpiccii sotto i platani. L’eccidio di Sant’Anna di Stazzema” di e con Elisabetta Salvatori. Il Premio Pieve racconterà anche i “diari che diventano libri” con le presentazioni di tre volumi. Tra questi anche quello del vincitore della scorsa edizione del Premio, Gaddo Flego dal titolo “Un milione di vite”. E si parla delle storie custodite all’Archivio anche nel libro del giornalista Paolo Di Stefano, “Ogni altra vita. Storie di italiani non illustri”, che sarà presentato domenica 20 settembre.

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