Il primario Paolo Malacarne

Un «sussulto organizzativo» che da ormai una ventina di giorni ha permesso ai familiari dei ricoverati nella Terapia Intensiva Covid dell’ospedale di Cisanello a Pisa di poter far visita ai pazienti. E’ un caso unico in Italia di cui dà notizia sulla sua pagina Facebook Paolo Malacarne, primario del reparto di Rianimazione della struttura pisana.

Terapia Intensiva aperta «Da molti anni nella Rianimazione dove lavoro – scrive il medico – , i familiari dei malati ricoverati possono entrare dalle 12,30 alle 23,30 ininterrottamente, sedendosi accanto al letto del malato, sia esso in coma o sveglio: è la cosiddetta “Terapia Intensiva aperta”, che in tutti questi anni non ha generato una sola infezione in più né una sola denuncia in più, ma ha invece generato una umanizzazione delle cure tale per cui, paradossalmente, quando trasferiamo i nostri malati nei reparti di degenza ordinaria dove “il passo” è molto più restrittivo, i familiari e i malati stessi vivono una separazione non spiegabile. “Non sono io che momentaneamente vivo dove lavorate voi, ma siete voi che lavorate dove momentaneamente vivo io” dice il malato a noi sanitari. E quando un malato purtroppo si avvia al decesso, la presenza dei familiari in Rianimazione è garantita 24h/24, unico modo per dare ai familiari la possibilità della vicinanza fisica al malato».

La solitudine dei malati Covid e la speranza Una situazione mutata velocemente a causa della pandemia: «Con il Covid, tutto è saltato – sottolinea Malacarne – : il malato covid è solo, e nessun familiare può accedere; se il malato muore, muore solo e nessun familiare lo può vegliare. Non solo: restrizioni all’accesso dei familiari anche per i malati ricoverati non-covid, restrizioni che hanno colpito anche la “Associazione Ridolina” (clown-dottori nel reparto di Oncoematologia Pediatrica di Pisa, ndr). Qualche settimana fa Antonio Panti, medico di famiglia fiorentino oggi in pensione, da anni “profeta” della umanizzazione delle cure, in relazione a queste restrizioni e alla solitudine in cui sono oggi i malati in Ospedale e i loro familiari a casa, ha detto più o meno: “occorre un sussulto organizzativo che coniughi rispetto e sensibilità umana con prudenza e buon senso”. Nella Rianimazione-non covid dove lavoro, i familiari non hanno mai smesso di entrare in tutti questi mesi: certo, abbiamo messo alcune restrizioni per evitare “assembramenti” e via-vai nella sala di attesa e in Rianimazione (1 solo familiare per malato, con possibilità di darsi il cambio ma non prima di 4 ore), ma abbiamo considerato, assumendocene la responsabilità, i nostri malati ( e i loro familiari) come “fragili e vulnerabili”, dizione che consente la deroga al divieto di accesso dei familiari in Ospedale. E nella Terapia Intensiva Covid di 8 posti letto che abbiamo in gestione dal 26 Ottobre a Cisanello, sopra la Rianimazione? Perché non dare la possibilità, “con prudenza e buon senso” come dice Antonio Panti, a 1 familiare, per 20-30 minuti al giorno, alternando in relazione alla logistica del reparto l’ingresso a 2-3 familiari al giorno, in modo che ciascun malato possa ricevere una visita ogni 2-3 giorni ? Non sarà certo un problema di Dispositivi di Protezione, visto che oggi per fortuna ne abbiamo; e non sarà neppure un problema di rischio di contagio: come ci “bardiamo” noi sanitari, come si “bardano” le nostre compagne di strada dell’impresa di pulizie, allo stesso modo possiamo farlo fare ai familiari, sotto la nostra attenta supervisione. Quindi…l’abbiamo fatto, e da una ventina di giorni nella nostra T.I. Covid entrano i familiari, “con prudenza e buon senso”, ma anche con “rispetto e sensibilità umana”» conclude Malacarne. Un sussulto organizzativo che ora in molti auspicano possa diffondersi in tutta Italia, per permettere ai tanti malati Covid di non sentirsi più soli e lontano dagli affetti più cari.

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