SIENA – La complessa vicenda del Reliquiario di San Galgano ha trovato  il felice epilogo, in attesa della sua collocazione definitiva, con l’inaugurazione della mostra ‘Dalla Spada alla Croce. Il reliquiario di San Galgano restaurato’ nella ‘Cripta’ del Duomo. Secondo atto della renaissance mistica e artistica di questi capolavori, dopo l’imponente esposizione nella Sala XXVII della Pinacoteca dei Musei Vaticani.

La vicenda rimanda al doloroso oltraggio con il furto, nel 1989, dal Museo del Seminario Arcivescovile di Siena, di una croce liturgica, due pissidi, cinque calici e soprattutto del capolavoro della produzione orafa senese del XIV secolo, il Reliquiario di San Galgano, oggetto mirabile e di intensa devozione popolare. Raffigura, con raffinate decorazioni in preziosi smalti traslucidi, le scene della vita del Santo e della sua spada. Lo straordinario recupero, più di trent’anni dopo, grazie al Comando dei Carabinieri, Tutela Patrimonio Culturale, ha restituito dignità a questi capolavori. L’unico pezzo non ritrovato è un seicentesco calice in argento proveniente dalla chiesa della Certosa di Maggiano in Siena.

Il restauro, eseguito nei Laboratori dei Musei Vaticani, è stata l’occasione per inaugurare la mostra ‘Dalla Spada alla Croce. Il Reliquiario di San Galgano restaurato’. L’allestimento, progettato e realizzato da Opera Laboratori e Sillabe, è stato pensato fin da subito anche per l’esposizione di Siena, nei suggestivi locali della cosiddetta Cripta del Duomo.

«Questa operazione dimostra – ha osservato monsignor Giovanni Soldani vicario generale dell’Arcidiocesi di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino – la capacità del grande patrimonio artistico senese, nella sua complessità e valore, di offrire  un’immagine unica dell’immenso patrimonio della nostra realtà, alla quale la ricchezza della Chiesa offre il suo imponente contributo».

«La mostra testimonia il potente valore aggiunto creato dall’impegno delle forze ecclesiastiche e laiche. Questa volta fra la nostra Arcidiocesi e Opera della Metropolitana – ha detto il sui rettore Giovanni Minnucci -, con il contributo di Opera Laboratori e Sillabe; l’intervento della Soprintendenza e di coloro che hanno collaborato. Importante la consulenza della professoressa Elisabetta Cioni. Il progetto restituisce alla collettività senese e ai molti visitatori della Cattedrale una significativa testimonianza dell’identità culturale, artistica e spirituale della città».

«Un atto di giustizia – ha detto don Enrico Grassini, responsabile Beni culturali della nostra Diocesi – nei confronti dell’immensa ferita per il furto nel 1989 al patrimonio della diocesi; ed anche dei sentimenti dei referenti del Museo del Seminario Arcivescovile di Siena, della comunità religiosa e laica. E adesso, dopo essere stati ammirati da oltre 800mila visitatori dei Musei Vaticani, il percorso di queste grandi opere si perfeziona con la mostra nella Cripta del Duomo». Don Grassini ha ricordato l’importante azione di restauro, la rinascita del Reliquiario con l’elevamento della spada dal mito della Roccia alla redenzione della Croce.

Il recupero ha determinato un accurato intervento, grazie alla proficua collaborazione con i Musei Vaticani e la direttrice Barbara Jatta, condotto dal Laboratorio di Restauro Metalli e Ceramiche dei Musei Vaticani. Ha imposto una campagna di indagini scientifiche, supporto delle scelte metodologiche dell’intervento. Protagonista del lavoro conservativo il Reliquario di San Galgano, integralmente smontato alla presenza di don Grassini, che ha seguito l’intera vicenda, con la contestuale messa in sicurezza delle settantaquattro reliquie presenti.

Numerosi i danni subiti per il furto. Fra questi i più evidenti erano la frattura del fusto dal piede, le deformazioni delle guglie e la perdita del primo rocchetto esagonale in smalto di giunzione con il piede, ricostruito attraverso una scansione da un’immagine di archivio. Altri piccoli elementi mancanti sono stati realizzati in resina con stampante 3D. Le facce del recto e del verso, decorate con smalti, sono state pulite, consolidate e trattate con il plasma. La croce apicale, anch’essa perduta, è stata riprodotta dal maestro orafo Giovanni Raspini su modello di opere coeve.

Accompagna la mostra il catalogo edito da Sillabe, Livorno.

E, dopo il 5 novembre, quando calerà il sipario su ‘Dalla spada alla croce’, quale potrà essere il futuro, la definitiva collocazione del Reliquario di San Galgano e degli altri preziosi? «Stiamo valutando diverse ipotesi – ha rivelato il rettore Minnucci -, sempre in collaborazione con i referenti della mostra e la Soprintendenza. Il Reliquario, per il suo valore e le testimonianze sacre che custodisce, ha un’importanza mistica e deve essere esposto in un luogo vocato alla devozione, come lo è questa Cripta».

(2 marzo – 5 novembre 2023 -‘Cripta’ del Duomo di Siena), (www.arcidiocesi.siena.itwww.operaduomo.siena.it – www.operalaboratori.com).

La Storia

La tradizione racconta che Galgano sarebbe nato nel borgo senese di Chiusdino. Cavaliere della piccola nobiltà locale, si convertì alla vita ascetica ed eremitica dopo le visioni dell’Arcangelo Michele, come rappresentato nelle sei scene del Reliquiario. Condusse la vita monastica nell’Eremo di Montesiepi, da lui edificato su una collina vicina al luogo dove sarebbe sorta l’Abbazia. Morì, secondo le fonti, il 30 novembre 1181. Dopo soli quattro anni, grazie ai doverosi accertamenti canonici, papa Lucio III lo proclamò Santo nel 1185.

A Galgano è attribuito nella sua rappresentazione iconografica, il celebre segno della spada conficcata nella roccia che diventa una croce davanti alla quale inginocchiarsi e pregare. La sua fama, tuttavia, si afferma sullo sfondo della diatriba fra Papato e Impero sulle ‘investiture’ e nel contesto dell’espansione dell’Ordine Cistercense per l’opera di San Bernardo di Chiaravalle.

Il Furto

Nella notte tra il 10 e l’11 luglio 1989 si verificò un furto presso il Museo Diocesano dell’Arcidiocesi di Siena – Colle di Val d’Elsa – Montalcino, all’epoca allestito nei locali adiacenti al Pontificio Seminario Regionale “Pio XII”, in località Montarioso, nel Comune di Monteriggioni. Furono prelevati con dolo oggetti preziosi di oreficeria medievale e barocca, fra i quali il celebre Reliquiario di San Galgano, proveniente dall’antica Abbazia e già conservato nella Parrocchia di Frosini nel Comune di Chiusdino. Oltre al valore storico e artistico degli oggetti sacri, fu una dolorosa ferita per la Chiesa senese, che veniva mutilata e deturpata nella sua memoria spirituale.

Il Ritrovamento

Il 22 gennaio 2020 il Comando dei Carabinieri, Tutela Patrimonio Culturale ha riconsegnato in custodia all’Arcidiocesi dieci degli undici pezzi trafugati dal Museo Diocesano, dopo averli rinvenuti sul mercato antiquario. L’unico pezzo non ritrovato è un seicentesco calice in argento proveniente dalla chiesa della Certosa di Maggiano in Siena.

Gli oggetti rubati

Reliquiario di San Galgano, rame dorato e smalti traslucidi, inizi sec. XIV, h. 74 cm. Attribuito alla scuola degli orafi senesi Tondino di Guerrino e Andrea Riguardi, rappresenta uno dei più preziosi manufatti di quest’epoca, particolarmente per la ricercatezza e la raffinatezza degli smalti traslucidi che raffigurano episodi della vita di San Galgano (dalla Chiesa parrocchiale di Frosini, Chiusdino).

Croce astile, rame e bronzo dorato, sec. XII, h. 27,5 cm. (dalla Chiesa parrocchiale di Casciano delle Masse in Siena). È il pezzo più antico della refurtiva: presenta un’interessante iconografia romanica del Christus vivens sulla croce, coi piedi poggiati sulla testa di un serpente, in riferimento al brano biblico di Genesi 3, 15: “Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”. Sul retro sono incisi i simboli dei quattro evangelisti e al centro l’agnello dell’Apocalisse.

Reliquiario a tempietto, rame dorato, sec. XIV, h. 29 cm (dalla Chiesa parrocchiale di S. Regina in Siena).

Calice-pisside, rame dorato con smalti, sec. XIV (coppa sec. XVI-XVII), h. 24 cm (dalla Chiesa parrocchiale di Fungaia, Monteriggioni). Si tratta di due corpi assemblati in epoche successive: la parte inferiore, più antica, probabilmente potrebbe essere appartenuta ad un calice, la cui coppa è stata sostituita dalla pisside cinque/seicentesca.

Calice, argento, sec. XVII, h. 24 cm (dalla Chiesa parrocchiale di S. Regina in Siena).

Pisside, argento, sec. XVII, h. 29 cm (dalla Chiesa parrocchiale di Monastero in Siena).

Calice, argento, sec. XVIII, h. 26 cm (dalla Chiesa parrocchiale di Monastero in Siena).

Calice, argento, sec. XVIII, h. 24 cm (dalla Chiesa parrocchiale di S. Colomba, Monteriggioni).

Calice, argento, oreficeria romana sec. XVIII, h. 29 cm (dal Palazzo Venturi Gallerani in Siena – proprietà Seminario Arcivescovile).

Calice, argento, sec. XVIII, h. 26 cm (dal Palazzo Venturi Gallerani in Siena – proprietà Seminario Arcivescovile).

Calice, argento, sec. XVII, h. 23 cm (dalla Chiesa parrocchiale della Certosa di Maggiano in Siena).

 

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