FIRENZE – L’allarme l’ha lanciato qualche giorno fa Pasquale Tridico, presidente dell’Inps. In Italia un lavoratore su tre prende meno di 1.000 euro.

La Toscana non fa eccezione, perché secondo l’indagine Ires-Cgil ci sono 600 mila lavoratori poverei. Uno su tre non raggiunge i 7 mila euro all’anno. “Il 2021 ci dice che circa mezzo milione di persone, ovvero il 28% dei contribuenti è in un’area strutturale di lavoro povero”, racconta Roberto Errico, che con Sandra Burchi ha condotto la ricerca. Donne e giovani le categorie più a rischio, mentre tra le professioni, lavoratori domestici e operatori agricoli. Dall’altro lato della catena, dipendenti pubblici e amministratori in gestione separata.

A questo scenario disarmante, si aggiunge la precarietà. Nell’ultimo anno i contratti a temp determinato sono cresciuti del 65%, quelli di un solo giorno di quasi l’80%. “E’ una situazione grave che interroga tutti perché servono risposte concrete al mondo del lavoro, altrimenti a settembre la situazione sociale rischia di esplodere – ha spiegato Dalida Angelini, segretaria regionale Cgil -. Il primo passo da compiere è rafforzare la lotta alla precarietà, contro tutte quelle leggi che l’hanno aumentata; e poi bisogna aumentare i salari, attraverso i Contratti nazionali e un uso più equo della leva fiscale. La Toscana può fare qualcosa, deve decidere dove vuole andare”.

Non molto lontano per il momento, come ha evidenziato il presidente regionale di Ires, Gianfranco Francese: Non siamo di fronte a una emergenza salariale perché purtroppo ormai sui salari bassi è una tendenza affermata, l’emergenza è piuttosto sociale e ciò aumenta le incognite sulle prospettive di sviluppo della nostra regione, poiché redditi e consumi bassi hanno un effetto depressivo sulla domanda interna”.

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