FIRENZE – L’Arpat non espresse parere sull’emendamento portato in aula e approvato dal Consiglio regionale nel 2020, recentemente finito nell’inchiesta sul ‘Keu’ della Dda di Firenze.

E’ quanto emerso nel corso dell’audizione del direttore generale e del direttore tecnico di Arpat Pietro Rubellini e Marcello Mossa Verre in commissione d’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose e della criminalità organizzata in Toscana, guidata da Elena Meini (Lega). Marco Stella (capogruppo Fi), spiega una nota del Consiglio, ha chiesto a Rubellini e Mossa Verre se Arpat fosse stata “interpellata da consiglieri regionali, assessori o tecnici” sull’emendamento in questione. Dal direttore tecnico e generale la precisazione: “Non abbiamo espresso parere. Su questa tipologia di impianti abbiamo sempre ritenuto che l’Aia fosse lo strumento più idoneo”.

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Sul punto è intervenuta anche la vicepresidente della commissione Lucia De Robertis (Pd) che ha domandato se sia “prassi che consiglieri o assessori chiedano pareri rispetto ad un emendamento”. Rubellini e Mossa Verre hanno spiegato che talvolta l’Agenzia viene consultata nel corso di un iter legislativo, “in alcuni casi abbiamo collaborato alla stesura della norma”. Nel corso delle audizioni è emerso anche che la vicenda Keu parte dal 2017 quando l’Arpat rileva “anomalie” in terreni interessati da una lottizzazione a Pontedera (Pisa), in cui era presente anche il Keu ossia “ceneri derivanti da biomasse” con metalli con quantità anche “abbastanza concentrate” di cromo trivalente. L’Arpat, è stato spiegato, ha dunque proceduto con una serie di diffide fino a che è intervenuta la magistratura che nel giugno 2020 ha sequestrato i cumoli di aggregato della ditta Le Rose di Pontedera. Non si è invece tenuta l’audizione della responsabile del Nucleo investigativo di polizia ambientale di Firenze Marta Ciampelli perché, è stato spiegato, non è possibile ascoltare membri del corpo forestale ad indagini in corso.

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