FIRENZE – «La pandemia ha lasciato sicuramente il segno, ma in parte ci siamo ripresi: la moda maschile in Italia è ancora sotto rispetto al 2019, ci mancano ancora una decina di miliardi circa per arrivare a completare la ripresa nel suo insieme, con una dimensione di ripresa che però è a macchia di leopardo».

Così Sergio Tamborini, presidente di Sistema Moda Italia, intervenendo all’evento di apertura della 101esima edizione di Pitti Uomo, oggi a Firenze.

«Ci sono segmenti come quello del vestiario maschile formale – ha spiegato – che sicuramente soffrono ancora, ci sono altri segmenti come la camiceria che soffrono relativamente, ci sono dei segmenti come la maglieria e tutte le aree dello sportswear che invece sono cresciute già nell’anno passato e crescono ancora benissimo. Mi fa piacere che ci siano qui oggi tante persone con la cravatta, però di fatto sulla cravatta siamo sotto ancora del 40-45% rispetto all’anno passato».

Giani: «Grande segnale di speranza»

«E’ un grande segnale di speranza quello che viene da questa edizione di Pitti Uomo, perché oggi noi cerchiamo una ricostruzione dopo quanto in due anni ci ha condizionato l’emergenza sanitaria» ha sottolineato Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana. «il fatto di passare da pandemia a endemia – ha proseguito -, di convivere con questo fenomeno, grazie anche alle vaccinazioni che ne hanno ridotto le conseguenze, lo vediamo in questi giorni, proprio a fronte del numero di contagi fortissimo: in realtà poi quando andiamo negli ospedali ci rendiamo conto che la loro occupazione rispetto alle persone contagiate è di 1 a 10, quindi dobbiamo farci i conti, ma contemporaneamente dobbiamo trovare le modalità perché questo non condizioni la vita economica, sociale, di relazioni di ciascuno di noi». L’Italia, secondo Giani, «in questi mesi è stata un esempio nel rendere compatibile la delicata situazione da un punto di vista dell’emergenza sanitaria con la volontà non solo di non fermare, ma di mandare avanti il motore produttivo delle nostre aziende, delle nostre imprese, soprattutto quando rivelano quella qualità che ci porta a riferirci proprio al Rinascimento e all’esprimere nei tempi di oggi quel senso di coniugare impresa con creatività, passione, idee».

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