Quello che si temeva è vicino dal succedere. Il timer è ormai innescato e la Toscana come il resto del Paese, sta per esplodere.

E’ inutile negarlo, la famiglie sono piegate sulle ginocchia, le aziende, i lavoratori e gli imprenditori iniziano a dare segni di insofferenza. Del resto non passa giorno in cui non ci sia una categoria in piazza a lanciare il suo grido di aiuto, anche in Toscana. Da oltre un anno le chiusure a singhiozzo, le roboanti campagne di annunci dell’ex premier Conte sui ristori prima e le risorse insufficienti, per ammissione dello stesso Draghi sui sostegni poi, hanno fiaccato la pazienza del sistema produttivo italiano.

E con essa la speranza di poter intravedere la luce in fondo al tunnel del virus che una campagna vaccinale, a dir poco incerta, ha spazzato definitivamente via. Di riaperture, crisi economica ma anche della campagna vaccinale abbiamo parlato con il vice presidente del Consiglio regionale e capogruppo di Italia Viva Stefano Scaramelli.

Assistiamo a segni di esasperazione di imprenditori stremati da una situazione di chiusure che dura da molto tempo, vediamo cariche sui manifestanti e la politica che richiama all’ordine. Non pensa che ci vorrebbero risposte più incisive da parte della politica?

Non si possono non tenere in considerazione le richieste degli operatori del commercio, della ristorazione e del comparto turistico. Sono al loro fianco da sempre e ogni mio atto tiene conto delle loro istanze e richieste. La questione non riguarda però solo la politica ma l’opinione pubblica nel suo complesso. Troppo spesso, purtroppo, nell’ultimo anno sono stati, da molti, contrapposti due diritti fondamentali: quello alla salute e quello al lavoro. Personalmente ho sempre sostenuto che l’uscita dalla pandemia è possibile solo con massima prevenzione, una vaccinazione di massa e il ritorno alla vita normale può e deve avvenire da subito mediante la possibilità di convivere con il virus.

I continui lockdown non hanno eliminato i contagi, sono stati interventi spot. Sono state fatte migliaia di dirette social da politici che si sono improvvisati immunologi, ma per uscire dalla depressione in cui l’epidemia ci ha buttati serve la scienza. Serve vaccinare e unire le forze di tutti. Adesso la Toscana ha iniziato a cambiare registro sulla campagna vaccinale. Forse anche le mie critiche e proposte hanno fatto bene. Nei prossimi giorni inizieremo ad avere risultati concreti e finalmente il mondo dei lavoratori del privato potranno avere le risposte che chiedono.

Ristoranti e negozi vanno fatti lavorare in sicurezza, contingentando gli accessi e seguendo scrupolosamente i protocolli, ma vanno fatti lavorare. Così come le scuole che devono essere aperte. Sempre. In questo dal Governo Draghi mi aspetto una svolta, da affiancare a quella delle vaccinazioni.

Con la strategia dei colori divisi per regioni, di fatto, siamo in lockdown dall’autunno. La delocalizzazione delle strategie di lotta al virus non pensa che stia dando un vantaggio al virus? Se ne esce tutti insieme, un imprenditore dovrebbe avere un sistema di riferimento per tutta Italia, come è per il sistema tributario, invece assistiamo a una guerra di numeri e uno stillicidio di regole.

Auspico di veder eliminati i colori già alla fine di aprile o a inizio maggio. Serve prevenzione e rispetto delle regole, ma è arrivato il momento di riaprire ogni attività economica. È anche evidente però che il nostro sistema sanitario, regionalizzato, vede situazioni e contesti troppo diversi su scala nazionale. Anni fa mi ero battuto per vincere un referendum che avrebbe uniformato la sanità su scala nazionale. La maggioranza degli italiani scelse di non cambiare.

I ristori sono stati dati seguendo la sola regola del mancato guadagno, senza considerare elementi diversi come investimenti, pendenze tributarie e di contributi previdenziali.

Sui ristori potremmo parlare per ore. Vorrei limitarmi alla questione regionale. Siamo riusciti dalla Toscana ad avanzare e veder approvati atti importanti a livello nazionale che riguardano molte attività, un esempio è quello dei protesti che avrebbero bloccato l’accesso al credito di molte piccole attività. Sull’erogazione abbiamo eliminato il click day che sarebbe stato un ulteriore elemento di ingiustizia. Abbiamo portato all’approvazione l’atto che impegna l’erogazione di ristori per le zone rosse comunali, altrimenti esclusi perché all’interno di contesti regionali di colore diverso.

L’atto prevede la modulazione dei ristori in base al colore della zona, non solo per i territori comunali che entrano in zona rossa, ma anche per quelli in zona arancione a fronte di una Toscana in fascia gialla. Sulle modalità abbiamo chiesto la non distribuzione a pioggia ma con criteri equi e strumenti rapidi affinché i lavoratori a cui stiamo chiedendo sacrifici, per proteggere la salute delle persone e dell’intera comunità, possano compensare le perdite. I ristori sono un atto concreto che compensa la responsabilità che i lavoratori di questi settori stanno continuando a dimostrare.

A chi dice che la crisi di governo di gennaio abbia rappresentato un freno per la lotta alla pandemia cosa risponde? 

La mia opinione è opposta. Per fare un esempio cito il piano vaccinale e l’organizzazione che finalmente ha criteri chiari e omogeneità su scala nazionale. La pandemia, non è nazionale, è globale. La gestione a singhiozzo e a macchia di leopardo era stata un freno.

Tornando al regionalismo, la campagna delle vaccinazioni è lenta, e soprattutto non segue parametri omogenei in tutta Italia. Può essere questo uno degli elementi di difficoltà? Un Paese diviso è più debole.

Un Paese diviso è sicuramente più debole e la vaccinazione deve essere omogenea. Reputo positivo il crono-programma della consegna delle nuove forniture di vaccino per le categorie di riferimento, considerate prioritarie per età e patologia, del commissario nazionale per l’emergenza Covid-19 Figliuolo.

La Toscana è stata al centro delle polemiche per via delle vaccinazioni per categorie. Qualcosa è andato storto o è solo colpa dei vaccini che non ci sono?

Certo che ci sono stati degli errori, è impossibile negarlo. Ad esempio doveva essere fatta una valutazione per l’utilizzo di Pfizer in via esclusiva agli ultraottantenni, ai fragilissimi e ai sanitari, e non estenderla anche agli amministrativi. Non andavano vaccinati avvocati o lavoratori in smart working. L’assenza della certezza numerica delle dosi a disposizione è un’attenuante che va riconosciuta a chi ha preso queste decisioni a mio avviso non corrette. La Regione Toscana ha fatto anche cose buone. La rete di medici di famiglia, ad esempio, è stato un punto di forza che potrà essere determinante nelle prossime settimane, così come gli hub realizzati, adesso l’affiancamento della Protezione civile come la vaccinazione degli anziani delle Rsa e degli insegnanti.

La commissione speciale su questo tema voluta in Regione dalle opposizioni a cosa dovrà servire, a commissariare Bezzini? È vero che sarà presieduta da lei?

Sono a disposizione. L’ho detto. Ma solo a condizione di poter operare in modo libero e trasversale, a me sta a cuore accelerare sui vaccini, non ricoprire un altro ruolo.  La cosa essenziale è che la commissione possa comprendere tutte le forze politiche. Se poi a presiederla dovesse essere un esponente del centro destra, per me nessun problema. Una commissione speciale deve poter accogliere le critiche come le proposte, avvalersi di tecnici e scienziati al fine di far bene. Le funzioni che è chiamata a svolgere, infatti, sono di indagine, di controllo, di supporto e monitoraggio, di verifiche puntuali della campagna vaccinale.

 

 

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