Foto Arpat Toscana

FIRENZE – Al via in quattro province della Toscana la campagna di Arpat per il controllo delle acque di pozzi privati vicini ad aree interessate dal potenziale inquinamento di materiali con rifiuto speciale definito Keu, la risulta degli scarti delle concerie.

In base a indagini della Dda di Firenze e dei Carabinieri sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Toscana, Arpat è attivata nei seguenti siti sparsi nella regione: terreno ai Lecci di Peccioli (Pisa); terreno ditta ‘Cantieri S.r.l.’ a Crespina Lorenzana (Pisa); terreno gestito da ‘Ecogest’ a Massarosa (Lucca); area di cantiere ‘ex Vacis-Galazzo’ a Pisa; cantiere manutenzione straordinaria Sp 26 delle Colline-Castelfalfi a Montaione (Firenze); area agricola adiacente all’impianto Lerose di Levane – Bucine (Arezzo); area ‘Green Park’ a Pontedera (Pisa); area interna aeroporto militare di Pisa; aree occupate dagli stabilimenti Lerose di Bucine e Pontedera.

Alla ricerca di metalli e cromo esavalente

Inoltre Arpat da alcuni giorni sta raccogliendo le richieste provenienti dai cittadini attraverso il numero verde 800 800 400, attivo tutte le mattine dal lunedì al venerdì e al momento ha «ricevuto circa 50 domande di analisi». I primi campionamenti di pozzi sono stati nelle vicinanze della Strada 429 Lotto V Empoli-Valdelsa. I pozzi campionati finora sono 14 e le analisi sono finalizzate alla ricerca di metalli e cromo esavalente. Il Keu, spiega l’Arpat, «è un materiale derivante dal trattamento termico dei fanghi di depurazione prodotti dal depuratore Aquarno, nel quale vengono convogliati i reflui delle aziende conciarie di Santa Croce; le miscele di Keu, con altri materiali inerti, venivano qualificate come sottoprodotto e commercializzate dall’impresa di Lerose, come materiale per vari impieghi; a seguito di alcune indagini tecnico-analitiche, tuttavia, il materiale è risultato non possedere le caratteristiche necessarie per essere considerato un sottoprodotto, bensì un rifiuto speciale». Questo materiale, spiega l’Arpat in un comunicato stampa che riprende contenuti delle inchieste della Dda di Firenze, «è stato utilizzato in diversi cantieri presenti sul territorio toscano, a partire dall’area di urbanizzazione, denominata ‘Green Park’, nel comune di Pontedera (Pisa)». Proprio dalle indagini presso questo sito, Arpat «ha potuto verificare la vera natura del materiale utilizzato come sottofondo per la realizzazione di infrastrutture viarie; da qui ha esteso la propria attività ispettiva che ha interessato altri siti fino alle indagini specifiche presso l’impianto di produzione della ditta Lerose».

Gli effetti sull’ambiente

Le attività dell’Agenzia ambientale «a supporto della Regione e dell’autorità giudiziaria ora sono orientate a valutare quali effetti sulle matrici ambientali possa avere comportato l’utilizzo di questi materiali: si tratta di indagini complesse, da effettuare con particolare attenzione ai singoli siti e alla situazione idrogeologica degli stessi (permeabilità dei terreni, presenza di falde idriche, etc.), aspetto sicuramente rilevante dal punto di vista della diffusione o del confinamento delle sostanze inquinanti che possono essere rilasciate dai materiali utilizzati».

Articolo precedenteBorghi, mare, arte. La campagna di promozione turistica della Toscana
Articolo successivoLa Toscana è gialla e l’Ort torna a suonare per il suo pubblico con 3 concerti a maggio